Sabato 27 agosto – L’attesa

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Regia Piero Messina

Sceneggiatura Andrea Paolo Massara, Giacomo Bendotti, Ilaria Macchia, Piero Messina
dal dramma La vita che ti diedi di Luigi Pirandello

Con Juliette Binoche, Lou de Laåge, Giorgio Colangeli, Domenico Diele

Fotografia Francesco Di Giacomo
Montaggio Paola Freddi
Scenografia Marco Dentici
Costumi Maurizio Millenotti
Suono Alessandro Rolla

Durata 100’
Distribuzione Medusa Film

– Ospiti della serata: il regista Piero Messina e l’attrice Juliette Binoche

lattesa 50683In una villa di campagna in Sicilia, arriva da Parigi Jeanne, invitata dal suo ragazzo Giuseppe a trascorrere insieme le vacanze di Pasqua. Ad accoglierla c’è però solo la madre, Anna, che non ha il coraggio di dirle che il funerale del figlio ha avuto luogo il giorno prima. Le due donne, fra le quali s’instaura un dialogo affettuoso, vivono nell’“attesa” del ritorno del ragazzo fino a quando, nel giorno di Pasqua, ognuna dovrà confrontarsi con la tragica realtà.

 

 

 

 

 

 

 

 

Piero Messina, alle prese con il suo primo lungometraggio, si cimenta nell’arduo compito di dare espressione all’inaccettabile dolore di una madre che ha perduto il proprio figlio. Per riuscire nell’intento sceglie Juliette Binoche, che in Film Blu di Kieslowski aveva già dato prova d’interpretare un ruolo analogo con grande intensità. Il regista tuttavia chiede all’attrice una diversa estrinsecazione del dolore basata non sul movimento, ma sulla staticità. Al contrario della protagonista di Film Blu, Anna non rompe i vetri di una finestra, non tenta il suicidio, non si ferisce le nocche delle mani, non nuota in una piscina in cerca dell’oblìo. Anna è pietrificata nel dolore come l’Addolorata della tradizione cristiana, il cui simulacro è una presenza significativa nel film innestando un gioco di rimandi fra la messa in scena filmica e quella rituale. Al funerale, vestita di nero, Anna resta ferma accanto alla bara, inerme, incapace di controllare il proprio corpo. Le lacrime fluiscono sul volto perso nel vuoto come l’urina scivola lungo le gambe senza scomporle. Passaggi asciutti, l’uso del ralenti, le parole del rito ridotte a un’eco confusa, gli sguardi attoniti degli astanti rendono questa scena iniziale scarna e tragica al contempo. A introdurla è il movimento della macchina da presa che dall’alto si avvicina alla scultura di un Cristo crocifisso e, ruotandovi attorno, anticipa il ruotare del film attorno al tema della morte, dell’attesa e del risorgere alla vita. Se Anna è immagine dell’Addolorata, Jeanne, con il cappuccio della felpa che indossa al suo arrivo e che le incornicia come un velo il viso dai tratti morbidi e freschi, rimanda all’iconografia di una luminosa Madonna botticelliana.

Eliana Elia, Segnocinema