Domenica 22 agosto, ore 21,15
Miss Marx
regia di Susanna Nicchiarelli
Sceneggiatura Susanna Nicchiarelli
con Romola Garai, Patrick Kennedy, Philip Gröning
Fotografia Crystel Fournier
Montaggio Stefano Cravero
Musica Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, Downtown Boys
Scenografia Alessandro Vannucci con Igor Gabriel
Costumi Massimo Cantini Parrini
Durata 107 minuti
Produzione Vivo Film con Rai Cinema e Tarantula
Distribuzione 01 Distribution
Italia/Belgio, 2020
Eleanor Marx non è soltanto la figlia di Karl Marx, ma un’attivista infaticabile e preparata, una persona libera e appassionata nelle sue scelte di indirizzo politico. È tra le prime figure femminili di spicco ad affrontare i diritti delle donne nel quadro del socialismo, prendendo anche parte alle lotte operaie e battendosi contro il lavoro e lo sfruttamento lavoro minorile nel Regno Unito. Nel 1883 l’incontro amoroso con Edward Aveling segna una svolta nella sua vita. Eppure Edward ha continuato a indebitarsi e a sciupare non solo l’eredità lasciata a Eleanor da Friedrich Engels. Un destino tragico attende quindi miss Marx nel 1898.
Il film che sceglie una via inedita alla tradizionale rievocazione in costume del modello biografico conferma la prospettiva della regista, secondo la quale “la storia di Eleanor Marx, con la sua apparente incongruenza tra dimensione pubblica e privata, apre un abisso sulla complessità dell’animo umano, sulla fragilità delle illusioni e sulla tossicità di certe relazioni sentimentali. Raccontare la vita di Eleanor vuol dire parlare di temi talmente moderni da essere ancora oggi, oltre un secolo dopo, rivoluzionari. In un momento in cui la questione dell’emancipazione è più che mai centrale, la vicenda di Eleanor ne delinea tutte le difficoltà e le contraddizioni: contraddizioni, credo, più che mai attuali per cercare di afferrare alcuni tratti dell’epoca che stiamo vivendo”. Miss Marx è dunque un esperimento che mescola senza preavviso le sonorità come elementi chiave di un paradosso temporale. Affronta infatti il passato in chiave di presente, non soccombe agli stereotipi di un racconto con personaggi retrodatati ma li porta direttamente a esibirsi sul palcoscenico della Storia come accede poi esplicitamente ai protagonisti stessi chiamati a recitare senza filtri le proprie parti reali in commedia coniugale nella messa in scena di Casa di bambola di Henrik Ibsen. L’idea di fondo dell’ingombrante cognome paterno altisonante che imbriglia inevitabilmente le energie di un soggetto femminile indisponibile all’egida maschile, nella famiglia, in società e in amore, conferma l’idea di François Truffaut in Adele H – Una storia d’amore: rendere una irriducibile e involontaria figlia illustre in un’eroina non sbiadita dal cognome impegnativa e dal contesto a dominante maschile, cioè a testa alta e senza limiti cronologici.
Ospite della serata
la regista Susanna Nicchiarelli