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28 luglio ore 21.15
Chiostro di San Colombano (Bobbio)
TE L’AVEVO DETTO
Italia, 2023
Regia Ginevra Elkann
Sceneggiatura Chiara Barzini, Ilaria Bernardini, Ginevra Elkann
con Valeria Bruni Tedeschi, Danny Huston, Greta Scacchi, Riccardo Scamarcio, Andrea Rossi, Alba Rohrwacher, Valeria Golino, Marisa Borini e con Sofia Panizzi
Fotografia Vladan Radovic
Montaggio Desideria Rayner
Musica Riccardo Sinigallia
Scenografia Roberto De Angelis
Costumi Andrea Cavalletto
Produzione The Apartment e Rai Cinema
in produzione associata con Tender Stories e Small Farward Production
Prodotto da Lorenzo Mieli e Simone Gattoni
Distribuzione Fandango Distribuzione
Durata 100 minuti
Ospite della serata
la regista Ginevra Elkann
Te l’avevo detto è stato presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival e, in seguito, alla Festa del Cinema di Roma 2023 nella sezione Grand Public. Il film è stato candidato ai Nastri d’Argento 2024 per la miglior fotografia.
Sinossi
È un fine settimana di gennaio a Roma, quando un’anomala ondata di caldo si impossessa della città. Nell’arco di due giorni i nostri protagonisti vengono messi con le spalle al muro, costretti ad affrontare tutto quello che hanno abilmente evitato nelle loro vite, abituati a usare il sesso, il cibo, le droghe e persino l’amore come via di uscita, adesso non possono più scappare, devono attraversare il caldo e farsi trasformare da esso, ognuno con il suo ritmo, ognuno con la sua voce.
La rete di dipendenze, nella vita e nei legami parentali, generazionali e affettivi, trova nel secondo lungometraggio diretto da Ginevra Elkann pieno e allusivo riscontro nel caldo invernale che trascende l’ossimoro climatico per diventare l’elemento scatenante di un sistema drammaturgico con epicentro e dominante femminile. Questo malessere diffuso, modulato dalla bellissima colonna sonora di Riccardo Sinigallia, che procede per accoppiamenti, meccanismi duali di coppia o di relazione non può non trovare nella prospettiva di una serie di donne la direttrice esplicativa. Elkann non a caso le colloca al centro di una rete di situazioni ingarbugliate e di difficile risoluzione, poiché come Robert Altman in Tre donne o Marco Ferreri in Il futuro è donna guarda in prospettiva e questa lente prospettica appartiene a quel sentimento filmico dai contorni femminili, che già Michelangelo Antonioni aveva cercato di decifrare in Identificazione di una donna. Gli universi contigui o intrecciati che l’autrice mette in campo e dispone come in un puzzle presuppongono un modello di risoluzione che, se c’è, non può agire in maniera compartimentata ma solo nell’insieme. Ed è questa compagine di figure prevalentemente di donne di tutte le età, provenienza, cultura e condizione personale a fornire un’ampia e articolata cartina di Tornasole dell’oggi: per mutare il presente “stato delle cose” mutuato dallo “spazio tra i personaggi”, per dirla due volte con Wim Wenders, ha bisogno che tutto muti sul pianeta; anche in virtù emblematica dei cambiamenti climatici inquietanti, irreversibili ma forse tra le righe catartici.
(Anton Giulio Mancino)