L'Ora di Cinema 2024

L’ORA DI CINEMA 2024/2025

EVENTI “AL FEMMINILE” IN ANTEPRIMA
PROIEZIONI E INCONTRI CON LE REGISTE

Lunedì 18 novembre, ore 9:30 – 13:00

Proiezione del film “Il tempo che ci vuole” di Francesca Comencini

A seguire
Incontro-dibattito con la regista Francesca Comencini,
in dialogo con il giornalista e critico Mattia Carzaniga

Italia/Francia, 2024
regia Francesca Comencini
sceneggiatura Francesca Comencini
con Fabrizio Gifuni, Romana Maggiora Vergano, Anna Mangiocavallo, Luca Donini, Daniele Monterosi, Lallo Circosta, Luca Massaro, Giuseppe Lo Piccolo
fotografia Luca Bigazzi
montaggio Francesca Calvelli, Stefano Mariotti
musiche Fabio Massimo Capogrosso
costumi Daria Calvelli
scenografia Paola Comencini
produzione Kavac Film con Rai Cinema, Les films du Worso, IBC Movie e OneArt, con il sostegno del Ministero della Cultura e con il contributo della Lazio Film Commission
prodotto da: Simone Gattoni, Marco Bellocchio, Beppe Caschetto, Bruno Benetti
distribuzione 01 Distribution
durata 110 minuti

Il tempo che ci vuole è stato presentato alla 81° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia in Selezione Ufficiale, Fuori Concorso. Uscito nelle sale il 26 settembre, è stato accolto con favore sia dalla critica e che dal pubblico.

«La storia del rapporto tra l’autrice e il padre Luigi è un film sincero e bellissimo, che ci consegna una Comencini in stato di grazia, capace di plasmare la creazione artistica con il vissuto».
(Sentieri Selvaggi)

«Francesca Comencini svela un rapporto mai abbastanza raccontato, visto, invocato: padre e figlia, e tutto il mistero che li riguarda». 
(Grazia)

Sinossi
Un padre e sua figlia abitano le stanze dell’infanzia: l’infanzia di lei e l’infanzia magica del racconto di Pinocchio, il film al quale sta lavorando lui. Il padre racconta alla figlia del suo lavoro e la ascolta, la osserva, le parla con serietà, compostezza, rispetto, come si parlerebbe non a un’adulta ma a una persona intera sì, la persona che è una bambina. La bambina visita i set del padre, in cui pulsa la vita, il chiasso, l’umanità, il lavoro, l’affanno, l’infatuazione, la magia e il sudore. E lei si perde in quei mondi. La figlia diventa una ragazza, l’incanto di quel limbo tra loro svanisce, la figlia lo sente, capisce che la rottura con l’infanzia è irreparabile. Lo capisce da come il padre la guarda. Pensa che non sarà mai alla sua altezza e precipita apposta per non esserlo davvero. La figlia si droga e continua a tornare a casa cercando di fare finta di niente. Il padre all’inizio è disarmato, poi prende posizione e decide che non farà finta di niente. Smaschera la figlia, si affaccia su quell’abisso, con poche parole e molta presenza la porta via con sé, a Parigi.

Martedì 26 novembre, ore 9:30 – 13:00

Proiezione del film Gloria! di Margherita Vicario

A seguire
Incontro-dibattito con la regista Margherita Vicario,

Italia/Svizzera, 2024
regia Margherita Vicario
sceneggiatura Margherita Vicario, Anita Rivaroli
con Galatea Bellugi, Carlotta Gamba, Veronica Lucchesi, Maria Vittoria Dallasta, Sara Mafodda, Paolo Rossi, Elio, Natalino Balasso, Anita Kravos, Vincenzo Crea, Jasmin Mattei
fotografia Gianluca Palma
montaggio Christian Marsiglia
musiche Margherita Vicario, Davide Pavanello
art director Luca Servino, Susanna Abenavoli
costumi Mery Montalto
produzione Tempesta, Rai Cinema e Tellfilm
prodotto da Valeria Jamonte, Manuela Melissano, Carlo Cresto-Dina, Katrin Renz
distribuzione01 Distribution
durata 106 minuti

Gloria! è stato presentato in anteprima al Festival internazionale del cinema di Berlino, dove era in concorso per l’Orso d’oro e per la miglior opera prima. Ai Nastri d’argento ha ottenuto il premio per la Miglior colonna sonora (Margherita Vicario e Davide Pavanello) e il Premio BNL BNP Paribas a Margherita Vicario, candidature per i costumi di Mary Montalto e come Miglior regista esordiente per Margherita Vicario; Globo d’oro 2024 come Miglior Opera Prima e come Miglior Colonna Sonora; al Seattle International Film Festival ha vinto il premio della giuria; al Festival du Film de Demain di Vierzon ha vinto come Miglior regia e Miglior colonna sonora.

«Un’inaspettata e bellissima rivelazione l’opera prima della cantante, finalmente di rottura, rivoluzionaria, il grande incrocio (im)possibile tra X Factor e Sofia Coppola».
(Simone Emiliani, Sentieri Selvaggi)

«Ma ciò che conta, nel film, è come la musica si faccia immagine grazie alla forza ritmica del montaggio (firmato da Christian Marsaglia), tecnica attraverso la quale il cinema frammenta e ricompone il tempo: è musica, quindi, in senso stretto. Basterebbe vedere la sequenza iniziale in cui tutti i rumori quotidiani del convento vanno a comporre una “sinfonia” attraverso il sapiente assemblaggio delle immagini. (…) Film da vedere».
(Alberto Crespi, La Repubblica)

Sinossi
Ambientato in un istituto femminile nella Venezia di fine ‘700, Gloria! racconta la storia di Teresa, una giovane dal talento visionario, che, insieme a un gruppetto di straordinarie musiciste, scavalca i secoli e sfida i polverosi catafalchi dell’Ancien Régime inventando una musica ribelle, leggera e moderna. Pop!

EVENTO SPECIALE PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Martedì 28 gennaio, ore 9:30 – 13:00

Proiezione del film “L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti

A seguire
Incontro-dibattito con il regista Giorgio Diritti,
in dialogo con il docente e critico Gianni Canova

regia Giorgio Diritti
sceneggiatura Giorgio Diritti, Giovanni Galavotti, Tania Pedroni
con Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari
fotografia Roberto Cimatti
montaggio Giorgio Diritti, Paolo Marzoni
scenografia Giancarlo Basili
costumi Lia Francesca Morandini
musiche Marco Biscarini, Daniele Furlati
produzione Aranciafilm, Rai Cinema
prodotto da Simone Bachini, Giorgio Diritti
Italia, 2009
durata 117 minuti

Con il supporto del Programma MEDIA dell’Unione Europea, con la partecipazione di Fondazione
Cassa di Risparmio in Bologna
, con il sostegno di Regione Toscana e Toscana Film Commission,
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna e Cineteca di Bologna.

L’uomo che verrà è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma del 2009, dove vince il Gran
Premio della Giuria Marc’Aurelio d’Argento e viene scelto dal pubblico come Miglior film. Nel 2010,
ottiene tre Nastri d’Argento e tre David di Donatello, tra cui quello per il Miglior film.

«Film così aiutano a misurarsi con la vera forza delle immagini e con la grande scommessa del
cinema. Che è quella di emozionare e insieme far riflettere».
(Paolo Mereghetti, Corriere della Sera)

«Paesaggi di sogno catturati in fotogrammi che sembrano dei quadri, la vita degli anni della guerra
ricostruita con filologia poetica, oggetti dimenticati (come la macchina di legno per le tabelline in una
scuola poverissima) lingue che si incrociano come in una babele, senza comprendersi. Emozioni
pennellate con fotogrammi, piccole grandi invenzioni. (…) Giorgio Diritti ha composto un affresco
sorprendente».
(Luca Telese, Il Fatto Quotidiano)

«Con la solennità semplice del suo andamento (e con la verità dei luoghi, delle parole e dei volti tanto
più efficace quanto studiatamente e artificialmente riprodotta) questo film (…) ci sembra che sia di
aiuto a una consapevolezza diffusa e condivisa delle cose. Che, a partire dal radicamento indiscusso
dei punti fermi, acquisisca la pietà come patrimonio di tutti».
(Paolo D’Agostini, La Repubblica)

«L’uomo che verrà è la narrazione alta, nobile e semplice d’una grandezza umana e morale calpestata
a morte. I protagonisti sono quelle che nella pittura figurativa vengono dette “figure iconiche”: ossia
immagini realistiche e insieme icone eloquenti, ricche di significati, capaci di condensare la Storia.
Eppure, sono la sobrietà rispettosa dell’autore e la bravura degli interpreti a rendere il film ammirevole
come nessun’ altra opera italiana del presente».
(Lietta Tornabuoni, L’Espresso)

Sinossi
Inverno, 1943. Martina ha otto anni, vive alle pendici di Monte Sole, non lontano da Bologna, è l’unica
figlia di una famiglia di contadini che, come tante, fatica a sopravvivere. Anni prima ha perso un
fratellino di pochi giorni e da allora ha smesso di parlare. Nel dicembre la mamma rimane nuovamente
incinta. I mesi passano, il bambino cresce nella pancia della madre e Martina vive nell’attesa del
bimbo che nascerà mentre la guerra man mano si avvicina e la vita diventa sempre più difficile. Nella
notte tra il 28 e il 29 settembre 1944 il piccolo viene finalmente alla luce. Quasi contemporaneamente
le SS scatenano nella zona un rastrellamento senza precedenti, che passerà alla storia come la strage
di Marzabotto.

Note di regia
(…) “L’uomo che verrà” vuol essere un film sulla guerra vista dal basso, dalla parte di chi la subisce e
si trova suo malgrado coinvolto nei grandi eventi della storia che sembrano dimenticare le vite degli
uomini. Un racconto cadenzato nei nove mesi d’attesa per la nascita di un bambino in un’umile
famiglia di contadini: la loro speranza, filtrata dallo sguardo di innocente ingenuità, di stupore e di
scoperta di Martina, la sorellina di otto anni. Le vicende della guerra e della Resistenza si fondono man
mano alla quotidianità in una faticosa convivenza che non intacca però il senso di speranza nel futuro
e che pare ad una svolta positiva con l’imminente liberazione degli alleati. Ma gli eventi hanno un corso
diverso e proprio il giorno in cui il bambino viene alla luce, le SS scatenano nella zona una strage. In
questa tragedia disumana, la piccola Martina si rende protagonista di un percorso di speranza.
Nel film, nello scenario suggestivo dell’Appennino, si racconta di uomini, donne e bambini, del loro
vivere quotidiano, dove ad un certo punto le schermaglie del conflitto mondiale si inseriscono tra
borgate e casolari, come un fenomeno abnorme, inspiegabile. L’evolversi dei racconti è l’evolversi di
quei tempi, dove la grande “Storia”, quella che troviamo nei libri e negli studi accademici, entra nelle
case, sui sagrati, nelle chiese, ed uccide.
(…) Gli eventi narrati vogliono essere testimonianza di grandissimo valore morale, ci consegnano per
immagini la sintesi del desiderio e del bisogno della solidarietà nelle convivenze umane, e ci
restituiscono il senso delle cose “che contano”, ridanno valore ad una stretta di mano, ad uno
sguardo, ad una preghiera, al cibo, all’amore, e tutto questo schiacciato, represso, ma anche
“valorizzato” nella contrapposizione alla crudeltà delle SS. Ciò che hanno perpetrato i tedeschi è
frutto indiscutibilmente di freddezza, raziocinio e di una precisa “educazione”. L’educazione è
significativamente alla base dell’agire dell’uomo e nello sviluppo della società civile, portare quindi in
un film i fatti di Marzabotto significa mantenere vive e vigili le coscienze degli uomini e anche educare
le presenti e le future generazioni affinché un domani un’altra ideologia non trasformi il senso della
vita annientando le coscienze.

Giorgio Diritti, 2009