Sabato 4 agosto – Ammore e Malavita

manetti

regia Antonio e Marco Manetti

con Giampaolo Morelli Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso

Italia, 2017

Sceneggiatura Marco Manetti, Michelangelo La Neve
Fotografia Francesca Amitrano
Montaggio Federico Maneschi
Scenografia Noemi Marchica
Costumi Daniela Salernitano
Musica Pivio,  Aldo De Scalzi
Durata 134 minuti
Distribuzione 01 Distribution

 

Ospiti della serata i registi Antonio e Marco Manetti

ammore e malavita

Il boss camorrista Vincenzo Strozzalone sopravvive a un attentato e decide di cambiare vita, perciò si finge morto per ricominciare tutto daccapo con sua moglie Maria per la quale le soluzioni sono nelle nelle trame dei film. Ma l’infermiera Fatima lo ha scoperto, così scatta l’ordine di eliminarla. Ma Ciro, il primo a trovarla, le risparmia la vita perché lei è il suo primo grande amore. Ma deve rispondere della sua insubordinazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

La scoperta del musical da parte dei Manetti è una rivelazione quasi inaspettata. Non solo tengono insieme il film punteggiando la loro “sceneggiata” di pennellate comiche perfettamente integrate nella trama, ma riescono nello stesso tempo a restare dentro il genere, senza smarrirsi e limitando al massimo l’autocompiacimento che spesso li caratterizza. I brani musicali esplorano generi e stili differenti, sono funzionali alla trama e anzi, raggiungono la perfezione proprio quando si sostituiscono all’azione. Raccontando non solo gli stati d’animo e i sentimenti dei personaggi, ma anche i risvolti narrativi. Come il flashback della storia d’amore tra i protagonisti sulle note di What a Feeling (Flashdance) o il racconto dell’omicidio di Gennaro da parte di Ciro quando Fatima e lo stesso Gennaro duettano in un brano che sembra già destinato a diventare la hit della colonna sonora: Bang Bang. Ma è tutto il film a trattare con sensibilità il musical, sin dalla scelta degli interpreti fino agli arrangiamenti di Pivio e Aldo De Scalzi che mescolano l’R&B, il pop-rock e la musica tradizionale napoletana. E se in fondo l’elemento che più difetta sono le coreografie è anche vero che nella sceneggiata classica (a differenza del musical) queste ultime non hanno mai avuto un ruolo determinante. La consueta intertestualità con cui i Manetti costruiscono le opere e la cinefilia dalla quale attingono a piene mani da sempre, inoltre, non vanno mai oltre il loro ruolo parodico e non sovrastano l’andamento del film. Citazioni più pop del rendono Ammore e malavita un’opera senz’altro più matura rispetto a tutto il cinema precedente dei Manetti, ma anche rispetto al loro lavoro tout court. Ovvero un film fruibile a un pubblico più vasto, ma capace di difendere il genere anche di fronte alle ultime tendenze del cinema italiano (e non solo).

Lorenzo Rossi, Cineforum