Domenica 31 luglio – Il bambino nascosto

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31 luglio ore 21.15
Chiostro di San Colombano (Bobbio)

IL BAMBINO NASCOSTO

Italia, Francia, 2021
Regia
Roberto Andò
Sceneggiatura
Roberto Andò, Franco Marcoaldi
con Silvio Orlando, Giuseppe Pirozzi, Lino Musella
Fotografia Maurizio Calvesi
Montaggio Esmeralda Calabria
Scenografia Giovanni Carluccio
Costumi Maria Rita Barbera
Prodotto da Angelo Barbagallo
Una produzione Bibi Film TV con Rai Cinema
Durata 110 minuti
Distribuzione
01 Distribution

Ospite della serata
Il regista Roberto Andò

Trama

Sotto gli occhi del mite professore di musica napoletano Gabriele Santoro un potente clan camorristico opera indisturbato in un quartiere dove regna la legge del crimine. Ma questa ordinaria, cattiva amministrazione della giustizia subisce una battuta d’arresto quando un adolescente, assieme al suo compagno, scippa la persona sbagliata e per sottrarsi alla condanna del clan si rifugia in casa del professore, il quale accetta di nasconderlo e di rischiare con lui la vita pur di proteggerlo. Insieme costruiscono un rapporto simile a quello tra genitore e figlio.

Esiste un modo diverso, alternativo, di raccontare la piaga del crimine organizzato che si insinua nel tessuto sociale e familiare, violando anche la sfera di chi si è costruito un rigido perimetro individuale. Donde la scelta di Andò, allievo e cultore del cinema politico-indiziario di Francesco Rosi, di costruire, prima in forma di romanzo, quindi di parabola cinematografica, la reazione categorica della società civile che resiste e attraverso la sublimazione musicale si sforza di salvaguardare a livello acustico uno spazio culturale elevato e armonioso. Anziché puntare, come ormai quasi esclusivamente accade sul grande e sul piccolo schermo, sui “romanzi criminali”, dove lo scontro aperto e sfrenato tra la legge e l’illegalità si gioca quasi esclusivamente nella metà campo delinquenziale, l’autore punta qui su uno spazio relazionale sano, che diventa nella geometria delle riprese trincea atipica di moralità, spirito artistico e comprensione reciproca, circondata da un sistema camorristico cui anche la giustizia istituzionale, chiusa nella sua torre d’avorio, sembra aver tributato il disonore delle armi. L’epica del gioco al massacro di innocenti, adulti e soprattutto minori, indifesi rispetto al potere dell’anti-Stato, cede il posto ad un ideale “gruppo di famiglia in un interno” composto da due diverse solitudini. Andò, contemperando un omaggio congiunto a Il ladro di bambini di Gianni Amelio e a Gloria di John Cassavetes rifatto poi da Sidney Lumet, non si fa illusioni. Sta dalla parte di un padre e un figlio putativi, complementari, senza dipingere il mondo migliore di quello che è. E lascia in sospeso l’ipotesi risolutiva e si rimette all’immaginazione dello spettatore.

Anton Giulio Mancino