Mercoledì 10 agosto – In famiglia – Volevo nascondermi

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10 agosto ore 21.15
Chiostro di San Colombano (Bobbio)

IN FAMIGLIA


Italia, 2022
Regia
Giorgio Diritti
Sceneggiatura
Gianluca Caprara, Greta Cerfeda, Giorgio Diritti
con
Fabrizio Ferracane, Lidia Liberman, Giulia Lorito
Fotografia Luca Nervegna
Montaggio Corrado Luvara
Musica Marco Biscarini, Lorenzo Valdesalici, Lorenzo Marra, Alessio Vanni
Scenografia Cristina Bartoletti
Costumi Marta Rossi Castelvetro
Prodotto da GIORGIO DIRITTI e SIMONE BACHINI
in collaborazione con PAOLA PEDRAZZINI e PIER GIORGIO BELLOCCHIO
con il sostegno di REGIONE EMILIA- ROMAGNA;
una produzione ARANCIAFILM con RAICINEMA
in collaborazione con FONDAZIONE FARE CINEMA

Hanno collaborato alla realizzazione del cortometraggio gli allievi del corso di Alta Formazione in Regia Cinematografica “Fare Cinema” (edizione 2021) ideato da Fondazione Fare Cinema con Giorgio Diritti e Simone Bachini e organizzato da Fondazione Fare Cinema con Aranciafilm, a supporto in vari ruoli sul set:

  • Olga Torrico Assistente di Produzione
  • Rebecca Ricci Assistente di Produzione
  • Maria Elena Franceschini Assistente alla Regia
  • Filippo Ricordi Video Assist / Aiuto Operatore
  • Pietro De Fazio Data Manager
  • Lorenzo Paggi Microfonista
  • Jessica Guerzoni Aiuto Scenografo
  • Alexandra Smolina Aiuto Costumista
  • Stefano Motta Jolly macchina da presa
  • Luisa Izzo Assistente Attrezzista


Durata 21 minuti

Ospiti della serata
Il regista Giorgio Dritti e Fabrizio Ferracane

Trama

Una bambina trascorre intere giornate a filmare con il proprio cellulare tutto quel che le accade intorno. Anche l’imminente separazione dei genitori assume una connotazione di situazione audiovisiva degna di essere registrata e inviata ad altri dispositivi, come un comune messaggio o una mail.

Il nuovo segmento familiare che Giorgio Diritti restituisce nella cornice di Bobbio è complementare del precedente: come Marco Bellocchio ha fatto con i suoi cortometraggi realizzati nell’ambito dei corsi di Fare Cinema, confluiti in Sorelle e Sorelle Mai, anche l’autore di Zombie prima e ora di In famiglia sceglie provvisoriamente la forma del dittico per un discorso di continuità. In famiglia completa Zombie e trascende il dramma degli adulti che si ripercuote sulla sensibilità sconcertata dei figli, interrogandosi piuttosto sulla forma audiovisiva stessa con cui la separazione viene dalla piccola protagonista. Ogni inquadratura di In famiglia somiglia o coincide con quelle della bambina che tutto vede e soprattutto filma rendendo, anzi rimuovendo l’universo domestico come pura materia audiovisiva. Il malessere genera lo scollamento della realtà, percepita come messa in scena e sublimata in puntuale messa in quadro digitale. Dall’interno la bambina gestisce inquadrature, campi, piani e movimenti. E il cellulare funge non più da strumento di comunicazione ma da macchina da presa parallela a quella dell’autore cinematografico che opera invece dall’esterno. Lo spettatore matura così la progressiva sensazione che anche le immagini non realizzate direttamente da lei le appartengano, “di diritto”, e non siano soltanto “di Diritti”, coincidendo il formato dello schermo del cellulare con quello del grande schermo. La regista effettiva è idealmente lei che ha sotto gli occhi un copione dal quale apprendere una trama speciale: crescere nell’incomunicabilità parentale ma con dedizione tecnicamente corretta. 

Anton Giulio Mancino


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10 agosto ore 21.15
Chiostro di San Colombano (Bobbio)

VOLEVO NASCONDERMI


Italia, 2020
Regia
Giorgio Diritti
Sceneggiatura
Giorgio Diritti, Tania Pedroni
con
Elio Germano, Oliver Ewy, Leonardo Carrozzo
Fotografia Matteo Cocco
Montaggio Paolo Cottignola, Giorgio Diritti
Musica Marco Biscarini, Daniele Furlati
Scenografia Ludovica Ferrario, Alessandra Mura, Paola Zamagni
Costumi Ursula Patzak
Produzione: Arancia Film con Rai Cinema / in collaborazione con Fondazione Fare Cinema
Durata 120 minuti
Distribuzione
01 Distribution

Ospiti della serata
Il regista Giorgio Dritti

Trama

Antonio Ligabue da sempre vede nella pittura lo strumento principe con cui far fronte alla solitudine che lo attanaglia e all’emarginazione. L’infanzia e l’adolescenza  difficili derivano anche dal rapporto spesso conflittuale con la coppia alla quale da piccolo è stato affidato. L’aggressione alla madre adottiva gli è costata l’espulsione dalla Svizzera. E in Italia, sulle rive del Po, soffrendo il freddo, la fame e il forte senso di isolamento, ha iniziato a dipingere. Lo scultore Mazzacurati lo persuade quindi a vincere sistematicamente la disperazione con l’arte.

Il nuovo segmento familiare che Giorgio Diritti restituisce nella cornice di Bobbio è complementare del precedente: come Marco Bellocchio ha fatto con i suoi cortometraggi realizzati nell’ambito dei corsi di Fare Cinema, confluiti in Sorelle e Sorelle Mai, anche l’autore di Zombie prima e ora di In famiglia sceglie provvisoriamente la forma del dittico per un discorso di continuità. La vita di Antonio Ligabue concertata come un quadro permanente rende Volevo nascondermi un film essenziale per il discorso su cinema e pittura. Giorgio Diritti porta alle estreme conseguenze, muovendosi tra il volto mimetico di Elio Germano e quello del personaggio, luce e colori, pennello, mani e macchina da presa, tela e schermo, un meccanismo perfetto di identità e sovrapposizione. Lo scopo per l’autore cinematografico è di mostrare, come in una mostra d’arte, la propensione artistica del mezzo cinematografico che non riproduce la realtà ma la ricrea. Filmando come se stesse dipingendo, Diritti realizza un’opera altamente teorica. Il cineasta del resto è colui che per esigenze tecniche deve rimanere nascosto dietro la macchina da presa. Dovendo e soprattutto “volendo” ugualmente “nascondersi”, si rispecchia necessariamente nel personaggio Ligabue, la cui arte pittorica e scultorea guadagna in questo modo un’interfaccia filmica molto sentita e motivata. Volevo nascondermi funziona in pratica come un sistema di specchi moltiplicato: se Ligabue si ritrae sulla tela, Diritti ritrae Ligabue e dunque se stesso con l’obiettivo cinematografico. E si serve anche della figura intermedia di un altro regista, Raffaele Andreassi, che nel 1962 volle fissare il vero Ligabue in un documentario. Il film su Ligabue di Andreassi dentro quello di Diritti con Germano sosia di Ligabue dialogano così a distanza immergendosi nel medesimo stupore di una biografia scandita da dolori e autoritratti, paesaggi e animali suggestivi. Volevo nascondermi, forte della sua esplicita connotazione iconografica, reclama il grande schermo come immenso quadro dinamico dove ammirare per bene dettagli e proporzioni.

Anton Giulio Mancino