Sabato 21 luglio – Terraferma

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Regia Emanuele Crialese
Sceneggiatura Emanuele Crialese, Vittorio Moroni
Fotografia Fabio Cianchetti
Montaggio Simona Paggi
Scenografia Paolo Bonfini
Costumi Eva Coen
Musica Franco Piersanti
Con Filippo Pucillo, Donatella Finocchiaro, Beppe Fiorello, Mimmo Cuticchio, Timnit T., Martina Codecasa
Durata 88 minuti
Distribuzione 01

– Ospiti della serata: Donatella Finocchiaro

 

 

terrafermaIn un isolotto siciliano che vive di pesca e turismo e spesso è meta di sbarchi clandestini gli abitanti sono divisi tra codice del mare e legge dello Stato, accoglienza e rifiuto. Durante una di queste emergenze una famiglia si troverà a prendere decisioni importanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se per un certo verso Crialese dipinge ancora una volta la Sicilia come una terra mitica (anche grazie alla ricercatezza formale di tante inquadrature: una su tutte, limmagine riportata sulla locandina, con il tuffo coreografico di un gruppo di turisti), mostra del Mito anche laltra faccia. In questo senso la terraferma è anche una terra immobile, e lincanto del paesaggio incontaminato (nel quale perfino le motonavi della Finanza e della guardia costiera, prima ancora delle loro regole in fatto di immigrazione, sembrano corpi estranei) rivela i propri lati oscuri. Il desiderio di affidarsi alle leggi del mare, e più in generale a quelle della natura come madre terra accogliente e benevola, rischia di diventare cocciuto rifiuto del cambiamento che minaccia la sopravvivenza (la possibilità, paventata nel raduno degli anziani del paese, che oggi un pescatore muoia di fame a causa dei mutamenti che hanno interessato il mare e la sua fauna).

Maria Buratti, duellanti, n. 73, ottobre-novembre 2011

Terraferma drammatizza un conflitto etico-giuridico fra lantica, millenaria legge dei pescatori («non si lascia mai nessuno in mare») e la brutalità di una legge come quella italiana che invece infrange la legge del mare e trasforma chi soccorre e raccoglie un naufrago senza permesso di soggiorno in una criminale perseguibile per favoreggiamento dellimmigrazione clandestina. Non è un film a tesi, Terraferma. Non vuole dimostrare nulla. […] Crialese ha in mente il mito piuttosto che il romanzo. Racconta per blocchi. Non abbisogna di psicologie. Gli bastano i gesti. […] Attraverso la progressiva parabola di un personaggio quasi pasoliniano come Filippo […], Terraferma sfocia in un atto di ribellione, in un gesto di disobbedienza. Vero e necessario come lo sguardo di Timnit. Che non è unattrice, ma una profuga eritrea trovata viva qualche anno fa a bordo di un barcone ricolmo di cadaveri al largo di Lampedusa. Ora Timnit vive in Olanda, si è sposata e sta per mettere al mondo un figlio. Che sarà – piaccia o no al governo italiano – un cittadino dellUnione Europea.

Gianni Canova, il Fatto Quotidiano – Saturno, 9 settembre 2011

Terraferma, come il luogo sicuro che in molti sperano di raggiungere, come ideale luogo di pace, possibilità e ricchezze. Un bel film che […] racconta un pezzo della nostra storia recente. Quella degli africani che raggiungono le nostre coste fuggendo dalla povertà e dalla guerra attraverso un lungo viaggio che spesso per alcuni finisce in mare: solo nei primi cinque mesi del 2011 sono 2532 i migranti morti nel Mediterraneo. […] Attraverso quella che è una storia vera, nel senso che si parla di tutti noi, di quello che stiamo diventando, Terraferma descrive un Paese impaurito, imbarbarito, arrabbiato per le difficoltà economiche che è costretto ogni giorno ad affrontare, un Paese che ormai ha smesso di interrogarsi su chi sia laltro, scegliendo di rifiutarlo a priori.

Domenico Petrolo, lUnità, 29 settembre 2011