Giovedì 1 agosto – Salvo

salvo

Regia Fabio Grassadonia, Antonio Piazza

Sceneggiatura Antonio Piazza, Massimo Cristaldi

con
Saleh Bakri, Sara Serraiocco, Luigi Lo Cascio, Giuditta Perriera, Mario Pupella

Fotografia Daniele Ciprì
Montaggio Desideria Rayner
Scenografia Marco Dentici
Costumi Mario Tufano
Musica Philippe Rombi
Durata 104 minuti
Distribuzione Good Films

Ospiti della serata Fabio Grassadonia, Antonio Piazza, Sara Serraiocco

 

salvoSalvo è un killer di mafia. In una mattina di una torrida estate palermitana, per un regolamento di conti, entra nella casa di un rivale. Lì cè solo Rita, cieca, sorella delluomo che deve uccidere. Salvo decide allora di aspettare che luomo ritorni. Dopo lomicidio è angosciato dagli occhi di Rita che lo fissano senza vederlo, li chiude con le mani coperte di sangue e quando lei li riapre vede per la prima volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[] nel cartellone della Semaine de la Critique, conquista il Gran Prix. [] Salvo non è un film «di» mafia, magari è un film dentro la mafia o con la mafia, senza riferimenti cinefili o di citazione del genere. Non siamo nel ‘Padrino’ o in ‘Good Fellas’, Grassadonia e Piazza provano a ricreare l’universo mafioso fuori da questi codici, affidandolo a una partitura sonora costruita sui rumori degli ambienti, e alla performance più che alle psicologie dei protagonisti, i cui corpi attraversano spazi fisici e emotivi interni e esterni. [] Una Palermo anonima e volutamente straniata, di cui la fotografia (molto felice) di Daniele Ciprì illumina i lati degradati e marginali, quasi un paesaggio da western all’italiana (quello che piace a Tarantino), fiabesco e surreale. [] Dalla violenza al miracolo, passando per il melò d’autore di un amore inconfessabile, la scommessa dei registi è quella di spostare l’iconografia «mafiosa», e il racconto della realtà, su un altro piano, dove dal gesto eclatante (lo hanno definito anche «l’anti-Gomorra») si passa al quotidiano di complicità e accettazione, di piccoli favori e ipocrisie, di occhi che non vedono come quelli di Rita perché non vogliono vedere, e se vedono finisce il mondo. E’ la realtà, attuale, dentro e fuori lo schermo, conflitto di sussulti e di consapevolezze necessarie, che molto dice sul mondo a cui i due registi fanno riferimento, assai poco letterario, e così «vero» nella sua dimensione magica.

  Cristina Piccino, Il Manifesto, 27 giugno 2013

È un film costruito su un continuo slittamento del discorso (dal noir alla love-story) e su un’efficace drammaturgia sensoriale. Coglie l’emozione pur non cercandola, lasciando che siano le geometrie della messa in scena, l’incastro dei movimenti, la partitura dei sospiri e delle luci, a orchestrare il racconto.

  Gianluca Arnone, Cinematografo, 25 giugno 2013

La macchina da presa si concentra sulle mosse, le gestualità, lo spaesamento dei personaggi. [] Le interpretazioni di Saleh Bakri, un attore palestinese di nazionalità israeliana e dellesordiente Sara Serraiocco offrono alla regia la misura di un alto livello drammaturgico e di penetrare in quanto sta accadendo di impensabile a due anime così diverse e pure così vicine nella condivisione prima della pena e poi di una svolta radicale, tanto pericolosa quanto la pelle persa per strada. Con Salvo, Fabio Grassadonia e Antonio Piazza hanno scritto e diretto una partitura che non poteva e non doveva essere confinata alle Mostre.

  Natalino Bruzzone, Secolo XIX, 25 giugno 2013