Venerdì 9 agosto – È stato il figlio

figlio

Italia/Francia, 2012

Regia Daniele Ciprì

con
Toni Servillo, Alfredo Castro, Aurora Quattrocchi, Alessia Zammitti, Fabrizio Falco, Piero Misuraca, Nino Scardina, Giacomo Civiletti, Matteo Rizzo, Manuela Lo Sicco

Durata 90 minuti
Produzione Passione, Rai Cinema

 

 

 

– Ospiti della serata: Daniele Ciprì, Giselda Volodi, Fabrizio Falco

 

 

locandina--stato-il-figlio copiaLa sfortunata storia dei Ciraulo, famiglia modesta che vive di sacrifici in una Palermo precaria e abbandonata. Sconvolti dalla morte della figlia minore, la piccola Serenella, colpita da un proiettile vagante durante un regolamento di conti, cercheranno conforto nella possibilità di un risarcimento il denaro che lo stato ha destinato alle vittime di mafia. Ma quando i soldi tarderanno ad arrivare, la famiglia finirà per stringere i rapporti più sbagliati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La commedia allitaliana è morta a metà degli anni 70, ferita da Brutti, sporchi e cattivi di Scola e sepolta da Il borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli. I mostri dello schermo erano diventati troppo mostri nella realtà per essere raccontati. O almeno per garantire una minima identificazione da parte degli spettatori. Il lavoro di Daniele Ciprì comincia dovè finita la lezione dei maestri Risi e Monicelli, la riprende con la necessaria dote di necrofilia e la conduce alle conseguenze estreme.

  Curzio Maltese, La Repubblica

Dietro una scelta volutamente farsesca (dove Toni Servillo riesce a raccontare lo squallore del suo personaggio senza cadere nella macchietta) sembra prendere forma il peggiore degli incubi pasoliniani, quello di un popolo che ha perso la sua identità e che si è arreso alle più squallide tentazioni del benessere ()

  Paolo Mereghetti, Il Corriere della sera

Una cultura familiare arcaica, primigenia matrice di mafia, nella cornice postmoderna di una degradata periferia palermitana ritagliata in Puglia. E notevole il lavoro di adattamento compiuto da Daniele Ciprì per E stato il figlio (in concorso a Venezia), tratto dal romanzo di Roberto Alajmo (Mondadori). Sullo schermo la tragicommedia è impaginata in un susseguirsi di grotteschi teatrini dellassurdo, nello stile firmato dei folgoranti quadretti «Cinico Tv», ma riuscendo a imprimere alla materia un ritmo narrativo omogeneo; e con un inserimento del gioco del «cunto» che, attraverso il dramma dei singoli, ha il compito di rispecchiare la realtà collettiva. (…)

  Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa