Mercoledì 30 luglio – Viva la libertà

liberta

Regia Roberto Andò

Sceneggiatura Roberto Andò, Angelo Pasquini

con
Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon, Anna Bonaiuto

Fotografia Maurizio Calvesi
Montaggio Clelio Benevento
Costumi Lina Nerli Taviani
Musica Marco Betta
Durata 94 minuti
Distribuzione 01 Distribution

 

 

– Ospite della serata: Roberto Andò

 

viva la liberta copiaRoberto Andò, torna sul grande schermo con Viva la Libertà, una gustosa e arguta cavalcata nella campagna elettorale più pazza del mondo. Quella di una opposizione italiana che si trova con il proprio segretario, spento e in calo nei sondaggi, in fuga verso Parigi. Viene coinvolto il fratello gemello del segretario, ma diametralmente opposto: appassionato, audace, idealista. Entrambi sono interpretati da un Servillo come al solito in grande forma.

 

 

 

 

 

 

 

 

Toni Servillo si fa in due. È Oliveri, segretario del maggior partito di sinistra, che decide di concedersi una pausa dal difficile momento politico e personale e si rende irreperibile. Chiede segreta ospitalità a Parigi a una vecchia fiamma, Danielle (Valeria Bruni Tedeschi) sposata con un regista e madre di una bambina. A Roma lassistente del politico scomparso (Valerio Mastandrea) corre ai ripari. Rintraccia Ernani, il gemello che Oliveri ha perso di vista, intellettuale di genio, in cura presso un centro di salute mentale. Sono identici, solo che il depresso eccentrico è un Toni Servillo ridente e malizioso. Diventare Oliveri lo diverte e sa farlo benissimo, anche troppo. () Cita con passione Brecht («Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua») e la folla riscopre di avere ancora la passione per la politica.

  Natalia Aspesi – la Repubblica

() Viva la libertà è una fiaba politica, un apologo alla Sciascia, unallegoria. Che però  come tutte le fiabe ben scritte  allude alla realtà

  Alberto Crespi – l’Unità

Viva la libertà è stato considerato tale, perlomeno a sinistra: nulla attrae quanto un personaggio carismatico capace di rovesciare il tavolo (al cinema, si intende, perché nella realtà lo si rimette al suo posto: Vai via ragazzino e lasciami lavorare). Toni Servillo fa la doppia parte del segretario e del matto, visibilmente felice perché nella seconda non gli toccano i soliti lunghi e intensi silenzi.

  Mariarosa Mancuso  Il Foglio

Si forma così un gioco delle parti dove la politica è solo una delle forze in campo e che si regge sull’eccellente prova di tutto il cast: superba la prova di Servillo che, quando ben diretto come qui, sa dare tutto al personaggio (qui addirittura due) ed evitare certi scivoloni mattatoriali. () Certo, alla fine ci sarebbe da interrogarsi sulle ragioni di questa lettura «favolistica» della politica, sul peso specifico di Brecht (il trionfale comizio elettorale di chiusura di Giovanni è la recita della sua bellissima e attualissima poesia A chi esita), sul bisogno di usare la «follia» come antidoto allo scadimento del reale

  Paolo Mereghetti – Corriere della Sera