Sabato 10 agosto – Berlinguer ti voglio bene

berlinguer

Regia Giuuseppe Bertolucci
Sceneggiatura Roberto Benigni, Giuseppe Bertolucci

con
Roberto Benigni, Alida Valli, Carlo Monni, Mario Pachi, Giovanni Nannini, Sergio Forconi, Franco Fanigliulo

Fotografia Renato Tafuri
Montaggio Gabriella Cristiani
Scenografia e costumi Maria Paola Maino
Musica Pier Luigi Farri, Franco Coletta
Durata 95 minuti

 

 

Prima del film CERIMONIA DI PREMIAZIONE

Proiezione del corto “Frammenti ” di Franco Piavoli

(realizzato nell’ambito di Fare Cinema 2012 e presentato al Festival del cinema di Roma)

 

Berlinguer ti voglio bene copiaMario passa sempre il tempo con gli amici, o al cinema a vedere film pornografici o per la campagna a parlare a vuoto. Quando sembra aver conquistato una donna, gli amici gli fanno credere che gli è morta la madre. Tornato a casa la mattina dopo scopre che la madre è viva. Bozzone amico di Mario chiede di fare l’amore con la madre come pagamento di un debito. La madre e Bozzone cominceranno a vivere come una vera famiglia, gettando Mario nello sconforto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal titolo si potrebbe pensare ad un qualche tema di natura politica, tuttavia il Berlinguer citato agisce unicamente come icona ideale, appena accennata e non caratterizzante. Bertolucci offre il ritratto di una gioventù annoiata e monotematica, tediata dai tempi e dalla quotidianità scevra di emozioni. Nel delineare e definire lepoca e comportamenti, il film si focalizza su un gruppo di alterni lavoratori la cui ossessione per il sesso e le donne arriva allapice più osceno e volgare, espresso senza fronzoli e attraverso una terminologia diretta, sguaiata e sconcia. In breve, ciò rappresenta il motivo principale di ilarità tra le maglie di una commedia amara, cinica nel suo insieme, spregiudicata nelle sue battute finali.

 recencinema.it

Il personaggio di Mario Cioni è una travolgente, vulcanica espressione della povertà materiale e spirituale. In questa prima opera rude, rossa e proletaria, Bertolucci si fa guidare da un Benigni che già due anni prima aveva portato a teatro il monologo “Cioni Mario di Gaspare fu Giulia” e fa di Mario Cioni la personificazione dell’incapacità di comunicare un amore interiore, amore per la madre, prima descritta come soffocante ma poi pianta con uno degli sproloqui più travolgenti che si ricordi, seguìto da uno sconfortante monologo su seghe e aldilà prima della notte passata a dormire sotto a un ponte. Il tutto unito da un filo ideologico che collega politica, femminismo, religione, la speranza nella rivoluzione come fuga dalle proprie frustrazioni. E su questo filo si muove Mario Cioni, Roberto Benigni, portavoce di quella razza messa in rima dall’amico Bozzone, una razza che non si fa problemi a volersi trombare anche la mamma.

 DeBaser, il 29 giugno 2011