Giovedi 18 agosto – Pericle il nero

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Regia Stefano Mordini

Sceneggiatura Stefano Mordini, Valia Santella, Francesca Marciano

Con Riccardo Scamarcio, Marina Foïs, Valentina Acca, Gigio Morra

Fotografia Matteo Cocco
Montaggio Jacopo Quadri
Scenografia Igor Gabriel
Costumi Antonella Cannarozzi
Musica Peter Von Poehl
Suono Jean-Pierre Duret

Durata 105’
Distribuzione BIM

– Ospiti della serata: il regista Stefano Mordini e/o attori del cast

pericle il nero recensione film scamarcio trailer tramaPericle detto “il nero” è un immigrato napoletano, vive a Bruxelles e si guadagna di vivere in due modi: punisce chi compie sgarri al suo padrino, don Luigi; gira film porno in squallidi appartamenti. Dopo aver aggredito per errore una protetta di un boss avversario a don Luigi, Pericle è costretto a scappare e si rifugia a Calais, dove conosce Anastasia. Lusingatosi di poter cambiare vita, il giovane sarà costretto a tornare in Belgio per regolare i conti col proprio passato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Solitudine e ricerca d’identità. Attorno a questi due poli tematici è costruito Pericle il nero, ultimo lungometraggio di Stefano Mordini, liberamente ispirato all’omonimo romanzo del 1993 di Giuseppe Ferrandino, e presentato quest’anno a Cannes nella sezione Un Certain Regard. Il primo polo si sostanzia mediante la struttura sposata da Mordini. Il film è costruito in tre sezioni, nelle quali è filmato uno spaccato di vita di un perdente alle prese con la necessità di sopravvivere dopo aver distrutto l’equilibrio fra due bande di malavitosi trapiantate in Belgio. Mordini mette in scena la vicenda adottando uno stile in cui il punto di vista è esclusivamente quello di Pericle. La macchina da presa, spesso a mano, segue il protagonista in ogni sequenza e tutto ciò che viene mostrato, sebbene non sempre in soggettiva, prevede che Pericle sia in scena, escludendo snodi narrativi dai quali egli è assente (difficile non cogliere l’influenza dei fratelli Dardenne, qui presenti nella veste di co-produttori con la loro casa di produzione Les Films du Fleuve). A far risaltare gli elementi costitutivi della pellicola contribuisce l’ottima fotografia di Matteo Cocco che rende tangibile il grigiore ambientale/esistenziale tanto degli esterni attraverso tinte tenui e sbiadite (l’arrivo di Pericle alla spiaggia di Calais), quanto degli interni grazie al ruolo giocato dal contrasto tra luci e ombre (l’incontro di Pericle a casa della zia). Non tutti gli avvenimenti sono plausibili e ben strutturati (l’immediata confidenza tra Pericle e Anastasia; la fuga con Signorinella per le strade di Bruxelles; il confronto finale con Anna e don Luigi senza l’arrivo di scagnozzi a difendere il boss), ma ciò non toglie l’incisività della messa in scena della parabola di un perdente non privo di colpe, che decide di ribellarsi al proprio destino. Senza certezze su ciò a cui andrà incontro.

Gianpietro Miolato, Segnocinema