Domenica 6 agosto – Il grande dittatore

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6 agosto ore 21.15
Chiostro di San Colombano (Bobbio)

IL GRANDE DITTATORE

USA, 1940 2022
Regia Charlie Chaplin
Sceneggiatura
Charlie Chaplin
con
Charlie Chaplin, Paulette Goddard, Jack Oakie
Fotografia Karl Struss, Roland Totheroh
Montaggio Willard Nico, Harold Rice
Musica Charlie Chaplin, Meredith Willson
Scenografia J. Russell Spencer
Costumi Ted Tetrick
Durata 125 minuti
Prodotto da Charlie Chaplin
Una produzione Charles Chaplin Film Corporation
Distribuzione Cineteca di Bologna

Trama

Dopo aver combattuto a modo suo nella Grande Guerra un barbiere ebreo torna nel proprio paese d’origine in Europa, ignorando a causa della lunga degenza in ospedale, di quanto siano mutate politicamente le cose. Al potere è salito il dittatore nazi-fascista Adenoid Hynkel, paradossalmente suo sosia. Non gli resta che opporsi, sempre secondo le sue possibilità, assieme a un’intrepida e sventurata ragazza alle continue e insostenibili angherie del regime, fino a trovarsi nella possibilità di sostituirlo durante un clamoroso discorso radiofonico udito da tutto il mondo.

Se Charlot era rimasto sostanzialmente “muto” o piuttosto senza opportunità verbali fino a “Tempi moderni”, è Il grande dittatore a prendere urgentemente la parola. Attraverso la figura del barbiere ebreo perseguitato da un nazismo neanche troppo camuffato (a partire dall’assonanza tra Hynkel e Hitler), è direttamente l’autore, Charlie Chaplin, a esprimersi, con l’ausilio della medium tecnologico (la radio) che ne veicola il messaggio. Chaplin ora parla, ma per bocca di un eroe sventurato che somiglia a Charlot, senza potersi più permettere di essere Charlot: primo perché ha intanto trovato una professione; secondo perché somiglia alla perfezione al dittatore. L’individuo contemporaneo, secondo Chaplin, collocandosi tra due guerre di dimensione globale, meccanizzate, numerabili e tremende, perde l’innocenza che pure era appartenuta a Charlot. E si presenta in campo e sulla scena della Storia con un doppio volto: quello mite del barbiere e quello mostruoso del dittatore, rispecchiandosi tragicamente a vicenda. Perciò con “Il grande dittatore” il cinema di Chaplin cambia e si rivolge, grazie ad un uso strumentale del cinema sonoro, all’umanità intera per ammonirla in tempo reale a guerra scoppiata. Il discorso finale del barbiere sostituitosi al dittatore, è pertanto degno di entrare nell’antologia dei testi poetici più belli, significativi e necessari di tutti i tempi. Il suo contenuto sta nella forma; ovvero dice quel che di importante c’è da sapere e capire sulla posta sempre in gioco tra la democrazia e l’autoritarismo, tra il fine e il mezzo, tra l’arma di distruzione di massa e il medium che può essere invece adoperato come un’arma, sì, ma di “costruzione” di massa.

Anton Giulio Mancino