Venerdì 4 agosto – L’ombra di Caravaggio

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4 agosto ore 21.15
Chiostro di San Colombano (Bobbio)

L’ OMBRA DI CARAVAGGIO

Italia, Francia, 2022
Regia Michele Placido
Sceneggiatura Sandro Petraglia, Michele Placido, Fidel Signorile
con
Riccardo Scamarcio, Louis Garrel, Isabelle Huppert
Fotografia Michele D’Attanasio
Montaggio Consuelo Catucci
Musica Umberto Iervolino, Federica Luna Vincenti
Scenografia Tonino Zera
Costumi Carlo Poggioli
Durata 119 minuti
Prodotto da Federica Luna Vincenti
Una produzione Goldenart Production
Distribuzione 01 Distribution

Ospiti della serata
Il regista Michele Placido e Federica Vincenti

Trama

La Chiesa nella Napoli di inizio Seicento incarica un inquisitore di compiere un’indagine accurata sul passato di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, rifugiatosi presso la famiglia Colonna in attesa della grazia papale che unicamente potrebbe risparmiargli la pena capitale per aver ucciso l’amico Ranuccio. Caravaggio si difende dall’accusa accampando la legittima difesa, ma è la sua vita sregolata, tra bevute e frequentazione assidua di prostitute, che si riflette nella sua chiaroscurale produzione artistica, il vero capo d’imputazione.

È impensabile nei film di Michele Placido, spesso in veste di regista, che i personaggi centrali non siano controversi o votati ad un destino funesto, tali cioè da poterli considerare a qualsiasi livello e ovunque nel mondo comprensibile ed emblematici di un’epoca, passata o presente. E “L’ombra di Caravaggio” è a suo modo un “romanzo criminale” il cui eroe in chiaroscuro, come i suoi stessi capolavori artistici, è al centro di un’indagine. “L’ombra di Caravaggio”, sin dal titolo esplicito a livello di senso, propende per la commistione totale tra l’uomo e le tele, ma in una misura frenetica e vitale tale da rendere indispensabile il delitto e la pena, il castigo e l’autodifesa. Le ragioni dell’arte e quelle della giustizia amministrata dalla Chiesa entrano in collisione e si sforzano di trovare un punto di incontro, che il più delle volte si traduce in scontro, oscurantismo e incomprensione. A Placido interessa appunto questa tensione massima, trasfusa nel contesto partenopeo che meglio corrisponde alle sue radici di attore e regista, quindi intellettuale a tutto tondo, rigorosamente meridionale. L’impianto giudiziario di base diventa perciò una chiave d’accesso; uno strumento interpretativo per filtrare sia la storia seicentesca tout court che la storia dell’arte, contemperando testo e contesto, etica ed estetica in una sintesi spettacolare congeniale.

Anton Giulio Mancino