Martedì 1 agosto – Scordato

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1 agosto ore 21.15
Chiostro di San Colombano (Bobbio)

SCORDATO

Italia, 2023
Regia Rocco Papaleo
Sceneggiatura Rocco Papaleo, Walter Lupo
con
Rocco Papaleo, Giorgia, Simone Corbisiero
Fotografia Simone D’Onofrio
Montaggio Mirko Platania
Musica Michele Braga
Scenografia Sonia Peng
Costumi Sara Fanelli
Durata 104 minuti
Prodotto da Marco Cohen, Fabrizio Donvito, Benedetto Habib, Alberto Monte e Daniel Campos Pavoncelli
Una produzione Indiana Production e Less Is More Produzioni
Distribuzione Vision Distribution

Ospiti della serata
Il regista Rocco Papaleo

Trama

Come mai il lucano Orlando, persona all’apparenza mite e dimessa, in realtà è profondamente un soggetto solitario, quasi passivo e irrimediabilmente chiuso? Di mestiere fa l’accordatore di pianoforti, ma in disaccordo con la propria schiena sempre dolente. La soluzione arriva grazie all’incontro con Olga, la fisioterapista che gli diagnostica una contrattura “emotiva” e, cosa più importante, per curarlo ha bisogno di vedere le foto di Orlando da giovane. Così il paziente comincia un viaggio che gli consente di venire a capo della sua vita.

Difficile “scordarsi” di Rocco Papaleo dietro la macchina da presa, “Basilicata coast to coast”, “Una piccola impresa meridionale” e “Onda su onda”. E “Scordato”, a partire dall’ambivalenza del titolo, da un lato rimanda a questo distacco dalla realtà che in Papaleo è però la cifra più autentica di una autorappresentazione critica dentro l’esistente, come di un alieno del Sud piombato nel resto di un Italia non ancora unificata, tanto da presentarsi nelle sue modalità caratteriali gentile ma anche, all’improvviso, adirato; dall’altro allude alla forte passione musicale che lo rende coautore anche delle colonne sonore e dà senso alla scelta della cantante Giorgia nel cast, diversamente dalla prassi corrente di adoperare sullo schermo le star musicali bene o male come specchietto per le allodole. La metafora della fisioterapia è perciò un codice psicanalitico che lega Orlando (Papaleo), il quale con la sua schiena e l’anima sempre dolenti accorda pianoforti, e Olga (Giorgia) la figura inevitabilmente femminile destinata a curarlo freudianamente. Il bisogno di allontanarsi, prendere fisiologicamente e geograficamente le distanze, rendersi invisibile, è qualcosa che Papaleo porta in dote anche nei film diretti da altri, ma che nei suoi diventa cifra stilistica, forma espressiva, immagine tematica costante.

Anton Giulio Mancino