Mercoledì 27 luglio – Il primo incarico

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regia di Giorgia Cecere 
– con Isabella Ragonese

– Ospite della serata: Giorgia Cecere, Isabella Ragonese

 

 

Italia, 1953. Nena, una maestra originaria del Sud Italia, ha ottenuto un incarico lontano da casa e per un po’ dovrà separarsi da sua madre e sua sorella ma, soprattutto, da Francesco, un giovane dell’alta borghesia di cui è innamorata. Un po’ triste, ma anche curiosa per ciò che l’aspetta, Nena arriva a destinazione dove scopre che le cose stanno un po’ peggio di quanto immaginasse: la scuola è situata in un luogo sperduto, su un altopiano in mezzo a una natura ostile, gli alunni sono difficili da gestire e lei non ha nulla in comune con la gente del luogo. Tuttavia, Nena è orgogliosa e caparbia e ha deciso di non farsi sconfiggere dalle avversità…

 

“Un western al femminile nella Puglia del 1953. Lo firma Giorgia Cecere, già penna di Winspeare, qui alla prima regia. Gli dà carne e sguardi Isabella Ragonese, che aggiunge un bel personaggio alla sua collezione di italiane antiche e insieme moderne. (…) Fossimo in Arizona ci sarebbero cavalli, indiani, rodei (e scene e costumi sontuosi, perché sarebbe un film americano). In Puglia invece ci sono circhi, vendette, avvertimenti malavitosi. E maschi lenti che parlano col corpo, non con la voce. Catturati da immagini ‘atmosferiche’, che sanno di vento e di terra. E da inquadrature sapienti (l’aula con i bambini, la notte di nozze) a compensare la semplicità dei mezzi. Timida, timorata, incorporea alla fine del film Nena è bella, fisica, sensuale. E’ nata una donna. E con lei una regista, capace di mescolare generi e attori (l’unica professionista è la Ragonese). In un film che parte dal Sud di Primo Levi ma guarda a Truffaut.”

Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 6 maggio 2011

(…) Anche per merito di attori non professionisti ma veri e della perfetta Isabella Ragonese, il film si nutre di traiettorie sentimentali, non è fiction, né De Amicis e fa una foto dell’Italia neorealista del 1953 con verità non nostalgica né acritica, scavando negli interstizi dei rapporti come una tela di ragno tra pubblico e privato.

Maurizio Porro, Il corriere della sera

(…) La regista lavora con grazia e sensibilità sull’essenziale e con umiltà e rigore cerca la raffinatezza dell’immagine. Una ricerca della felicità dalle vie tortuose, tra silenzi dolenti e indolenti. Un gioiello.

Boris Sollazzo, Ciak